Sicurezza Sociale. Bene Comune.

E’ luogo comune che oggi la gente è sempre più insicura e che le istituzioni devono dare una risposta adeguata ai “crescenti bisogni di sicurezza della gente”. Ma di che insicurezza si tratta? Il mondo in cui viviamo desta sempre crescenti preoccupazioni: Crisi economica, guerre, alterazioni climatiche, inquinamento, catastrofi naturali, terrorismo, instabilità politica, corruzione dilagante, per non citare che alcuni aspetti, determinano un clima di inquietudine che altera la nostra quotidianità. In esso si inseriscono i fattori dei deterioramento concreto della nostra esistenza: calo del reddito e crescente depauperamento, precarietà lavorativa e  disoccupazione in aumento, crescenti pretese di prestazioni in ambito lavorativo e sociale, incertezza sulle prospettive future, congestione dei ritmi quotidiani e dei contesti metropolitani, degrado del territorio, alterazione e precarizzazione delle relazioni affettive, stress, isolamento e senso di solitudine.

Non c’è da stupirsi se quando leggiamo di fatti di violenza, o ci scontriamo con comportamenti anomali e disturbanti, o con evidenti fenomeni di inciviltà, o ci troviamo di fronte a  presenze estranee, o vediamo i segni del disagio e della povertà, o assistiamo alla crescita dei flussi migratori, o veniamo a sapere di crimini, o noi stessi restiamo vittime di un reato, o qualche nostro parente o conoscente, tutto ciò diventa la classica goccia che fa traboccare il vaso; qualcosa di insopportabile, che da sfogo a tutto il nostro malessere, alle frustrazioni e alle ansie accumulate, contro qualcosa o contro qualcuno. Ma questa reazione, oltre a non affrontare i problemi alla loro radice e nella loro reale natura, e ad aumentare il clima di diffusa aggressività e incomunicabilità, non fa che aggravare la situazione e accrescere le sensazioni di insicurezza, secondo un circolo vizioso che non fa che amplificare il clima di disagio, anche di paura. Le istituzioni, i partiti, il mondo della politica, facendo a gara tra destra e sinistra, amplificato dal sistema dei media, trovano facile ascolto, agitando e drammatizzando questo clima, tentando un recupero di capacità comunicativa e di credibilità che hanno da tempo perso su altri più sostanziali terreni. I recenti decreti Minniti-Orlando non sono che l’ultima manifestazione di questa lunga storia: Investire i sindaci e le amministrazioni comunali di poteri di polizia, a fianco delle tradizionali FF OO, nella guerra contro le figure più varie di poveri e di marginali, così come pensare  di risolvere il dramma dei flussi migratori a suon di reclusioni e respingimenti, rappresenta l’ennesimo “specchietto per le allodole”, sfogo delle insicurezze e delle frustrazioni diffuse contro i più deboli, che non farà che aumentare, rimuovere, spostare il disagio, tanto  quello delle aree marginali, quanto quello diffusamente condiviso. Solo una piena consapevolezza dei motivi del disagio e delle insicurezze può orientare alle soluzioni più adeguate.

E’ necessario partire dall’analisi delle cause più profonde e diffuse del nostro “mal vivere”, quelle che si radicano nel sostrato più profondo dell’organizzazione sociale, nelle deformazioni e nelle inadeguatezze del nostro sistema economico e politico, dove i problemi locali si inquadrano nella crisi globale. Ritengo che il complesso di queste problematiche vada affrontato a tre livelli:

a) A livello generale: analisi e conoscenza dei macroprocessi in cui si radicano i problemi che causano il senso di insicurezza e di disagio, così come l’estendersi di precarietà, marginalità e povertà: le cause della crisi, le scelte per gestirla, a vantaggio degli interessi forti, l’andamento dell’economia, del mercato del lavoro, dei livelli di reddito, dei consumi e della distribuzione della ricchezza; l’andamento dei flussi migratori, della loro consistenza e delle loro cause, a seconda delle zone di provenienza; l’analisi dell’andamento reale della criminalità, per tipi di reato e per forme di gestione istituzionale della stessa, con particolare attenzione ai processi di crescente carcerizzazione; l’analisi del fattori principali di insicurezza e dei più diffusi motivi di preoccupazione.

b) a livello locale:  analisi degli standard che descrivono la qualità della vita e il suo andamento; rilevazione delle cause più diffuse di disagio e di degrado territoriale e ambientale,  analisi delle povertà e delle marginalità; analisi della composizione delle aree di più o meno recente immigrazione e dei vari livelli di integrazione sociale: analisi dell’andamento della devianza, nelle sue diverse manifestazioni, della loro origine,  natura e consistenza, in rapporto alle varie forme di gestione istituzionale della stessa; analisi della reale natura e consistenza delle cosiddette “inciviltà”, considerandone le cause e la dislocazione socioterritoriale; Analisi dell’effettivo andamento dei sentimenti di insicurezza, della loro natura, diffusione, radicamento, comparandone diversi livelli ed espressioni.

c) Elaborazione di progetti locali che tengano conto anche del problema sicurezza, inquadrandolo in una progettualità più generale: lavoro e occupazione, modalità di sviluppo, distribuzione e consumo, istruzione, sanità, assistenza, specie delle fasce deboli, strutture abitative e infrastrutture, servizi, mobilità, qualità ambientale e territoriale, qualità della vita nei quartieri, partecipazione, socialità, informazione e politiche di comunità e di prossimità.

d) In questo quadro analitico e programmatico complessivo, che, se adeguatamente sviluppato e applicato, già dovrebbe determinare vissuti rassicuranti e progressivi, si possono immaginare una serie di interventi più specificamente mirati sulle questioni in genere riferite alla sicurezza:

  • assistenza e supporto alla marginalità, al  disagio, alle aree di povertà, mirate a superare il gap sociale che si presta all’individuazione di situazioni di devianza e a diluire le barriere dell’esclusione, valorizzando anche l’apporto del mondo associativo, in un adeguato quadro di programmazione e di coordinamento, sottratto ai clientelismi, Il tutto tramite l’apporto collaborativo tra stato, amministrazioni locali e risorse private.
  • apertura di punti di riferimento e di ascolto nei quartieri per la segnalazione di situazioni di disagio, di potenziale o reale conflitto, di tensioni relazionali legate a incomunicabilità o inciviltà, di degrado territoriale, ambientale o sociale, di conflitti in ambito famigliare, lavorativo, vicinale, abitativo, di decadimento delle infrastrutture e dei servizi.
  • attivazione di servizi di strada, a bassa soglia, per il sostegno delle situazioni di disagio, di dipendenza, e di marginalità, secondo la logica della risposta a bisogni diffusi, della riduzione del danno e della gestione delle emergenze.
  • attivazione di centri di giustizia di prossimità, finalizzati alla mediazione sociale, interculturale, , civile, penale, alla difesa civica, alla protezione delle vittime potenziali o al risarcimento delle vittime reali di illeciti e violenze, all’informazione per la fruizione di risorse e servizi.
  • attivazione di una rete di operatori ( operatori di strada, avvocati di strada, mediatori e facilitatori sociali e culturali, vigili di quartiere, assistenti sociali, psicologi) come attori e riferimenti di una rete coordinata di interventi e di risposte a istanze differenziate e diffuse.
  • risanamento e rivitalizzazione di aree degradate, miglioramento delle infrastrutture e potenziamento della mobilità pubblica, anche protetta, interventi di animazione e di socialità in aree abbandonate o desertificate.
  • ridefinizione, in questo quadro, del ruolo delle più tradizionali FFOO, a partire dalle polizie locali, all’insegna della rilevazione delle situazioni di disagio, diffusione di informazioni utili ai cittadini, di primo intervento nelle situazioni più acute di conflitto, finalizzato alla prevenzione della violenza, alla risposta alle situazioni più acute di difficoltà relazionale, alla ricostruzione dei legami sociali.
  • gestione dei flussi migratori, ispirata alla ricostruzione delle situazioni di provenienza, alla diffusione della conoscenza delle stesse, alla ricettività economica e infrastrutturale, alla microacciglienza, alla valorizzazione delle potenzialità intrinseche al processo.

Si tratta solo di esempi di una possibile rete di interventi, in parte già presenti nel programma di Coalizione Civica di Padova, il cui nucleo ispiratore è fondato sulla decostruzione delle retoriche che suscitano allarme sociale, sull’analisi delle problematiche connesse alla dimensione della sicurezza, se così ancora si vuole chiamare, da intendersi come sicurezza sociale e tutela dei beni comuni. nella loro articolazione e oggettività, tramite l’implementazione di politiche destinate alla sicurezza dei diritti e della risposta ai bisogni fondamentali di tutti e di ciascuno.

Giuseppe Mosconi – Università di Padova